È nota l’esistenza di due tipologie di eye tracking: passivo ed attivo.
Nel primo caso si fa riferimento a tutti quegli strumenti di eye tracking che permettono di raccogliere dati relativi al sistema visivo ed ai pattern di esplorazione. Questi dati vengono espressi in termini di fissazioni e saccadi. A partire da tali informazioni è possibile comprendere moltissime tipologie di fenomeni appartenenti a vari contesti, che spaziano dal marketing ai disturbi dell’apprendimento come la dislessia. Di fatto, è possibile comprendere se e come un prodotto su uno scaffale venga visto, o diagnosticare in maniera oggettiva un disturbo visivo specifico.
Ma esiste un altro utilizzo altrettanto importante di questa tecnologia, ovvero quello di tipo attivo, che prevede l’interazione del sistema visivo con un’interfaccia grafica. In questo caso, con l’interfaccia di controllo dei droni.
La tecnologia è riuscita ad evolversi al tal punto da permettere alle persone di pilotare i droni utilizzando la vista, grazie all’integrazione del sistema di tracciamento oculare all’interno dei visori che li controllano.
I CAMPI DI APPLICAZIONE
In tal senso in campi di utilizzo possono essere molteplici, in quanto questo sistema permette di pilotare i droni anche a persone che presentano delle disabilità (come la SLA), o più semplicemente ad ottimizzare i comandi dei piloti che partecipano ai campionati mondiali di questa disciplina. Questa attività è un vero e proprio sport, e l’evento più importante è la “Drone Champions League” dove i piloti professionisti si sfidano con il loro droni che sono in gradi di raggiungere i 180 Km/h.
Possiamo immaginarci un possibile utilizzo anche in campo militare, nei vigili del fuoco, nelle forze dell’ordine ecc. Ad oggi esistono diversi ambiti applicativi della tecnologia “hands-free”, e la ricerca ne sta sviluppando sempre di nuovi.
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